Storia della Casa

Scanzano

(adattato dalla biografia di suor Maria Maddalena a cura di Gabriele Maria Raschini)

A pochi minuti di cammino da Castellammare di Stabia, sopra un ridente declivio tra il mare e i monti, si erge Scanzano. È un luogo incantevole per il vasto e vario panorama che offre. A destra il monte San Michele, alto quasi 1500 metri; al centro il monte Coppola, che dà l’idea di un bel mazzo d’erbe e di fiori; dall’altra parte il monte Pendolo; piedistallo a una gigantesca croce visibile anche da lontano; in fondo i monti Lattari.
All’epoca la bellezza del luogo faceva uno stridente contrasto con i costumi piuttosto rozzi dei suoi abitanti, tanto che passò come proverbio il detto «Scanzano, scanzaténne», ossia «Guàrdati da Scanzano». Iddio posò il suo sguardo di misericordia e di benevolenza su questo villaggio. E ispirò alla sua serva, suor Maria Maddalena, l’acquisto di una casa sita in via Santa Croce, proprio all’inizio della frazione. Aveva due piani con tre moggi di giardino. Una stanza ampia, posta di fronte alla porta d’ingresso, fu adibita ad oratorio. Da quel tempo in poi, aumentando il numero delle educande e delle orfanelle, la casa andò sempre più ampliandosi. Fu anche eretta una cappella più vasta e fu benedetta nel 1878. Quell’anno su richiesta di molte persone fu eretto anche un convitto per giovanette di civile condizione. Il primitivo oratorio si era reso inadeguato rispetto al crescente numero delle suore, delle orfane e delle educande; se ne rendeva dunque necessario un ampliamento. Suor Maria Maddalena pensò dunque alla costruzione di una chiesa. Si rivolse dunque all’architetto Antonio Vitelli, un geniale artista cattolico del luogo. Vitelli le sottopose il progetto nel settembre del 1894. Ad accoglierlo fu Maria Maddalena con l’allora vescovo di Castellammare, Vincenzo Sarnelli, nonché monsignor Pietro Jorio, arcivescovo di Taranto, e padre Tudone dei pii operai. Alla vista del progetto, vedendolo di dimensioni così ridotte, pensò che ne sarebbe derivata una chiesa troppo piccola e quindi esclamò «Prolunghi, prolunghi!», senza rendersi conto che ogni millimetro che si prolungava sulla carta rappresentava tanti metri in più di lunghezza e di larghezza. A un certo punto fermò la mano dell’architetto dicendo «Basta così», senza essersi accorta di avere appena commissionato l’edificazione di un santuario di proporzioni assai vaste.
Si era avverata la profezia della beata Caterina Volpicelli, la quale, sulla collina di Scanzano, alla presenza di Maria Maddalena e di alcune sue figlie, aveva pronunziato le seguenti parole: «Qui, un giorno, dovrà sorgere un santuario al Sacro Cuore». Ben presto il santuario divenne una vera oasi dello spirito, un centro di intensa devozione, e ancora oggi è un richiamo per la locale popolazione e costituisce il cuore della congregazione.

Per anni la casa madre è stata centro di formazione, di postulato e di noviziato. Attualmente è sede di postulato.
La comunità si dedica all’insegnamento nella scuola, all’assistenza delle suore anziane e inferme, gestisce un pensionato per ferie.

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